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La tecnica ed il ritorno alle scienze umanistiche. Come ridisegnare il nostro tempo


Di conseguenza la scuola mostra scarso interesse, ammesso che vi sia, verso lo scopo, oggi dimenticato, di ogni effettiva forma di conoscenza e sapienza: "la natura del sapere vero e dei valori veri“, scriveva Pitirim Sorokin nel 1941 (!) nel suo lavoro “La crisi del nostro tempo“ che sembra scritto domani. Il liceo classico, lo dice uno che ha fatto lo scientifico ma allora veniva scelto il liceo più comodo per la casa e comunque rimane una importante scuola, fu introdotto da Giovanni Gentile che prese atto di quanto la cultura classica fosse fondamentale per sviluppare il pensiero e la creatività, qualità che oggi sono inaridite. È la storia dell’uomo a mostrare quanto la conoscenza ed il pensiero siano fondamentali per portare avanti le società nel tempo.

Le forme aprioristiche di prevenzione sono solo dannose e volte al breve tempo, gli studi classici hanno segnato la vita di tanti che hanno portato avanti il mondo: Fermi, Rita Levi di Montalcini, Maiorana, Dulbecco, solo nelle scienze in Italia. Ma se alziamo la testa verso la storia abbiamo Keynes, von Hayek, von Mises, Freud, Einstein, Marx, Leibnitz, Heisenberg... Bernard Shaw disse: “Otto uomini possono essere indicati come facitori del mondo“ ed indicò i nomi di Pitagora, Aristotele, Tolomeo, Copernico, Galileo, Keplero, Newton ed Einstein“, tutti avevano la stessa cultura classica come fonte d’ispirazione. L’umanità manda a distanza di secoli piccoli uomini ad affacciarsi per tutti noi agli abissi sui quali viaggia la Terra, ardono i soli e cammina la Luce.

Tutti i grandi politici che hanno esteso il Commonwealth studiavano a Oxford ed a Cambridge dove le materie di base erano quelle classiche a partire dal greco e dal latino ed hanno assorbito una visione più integrale della natura umana e delle modalità con cui si evolve la Storia. Da quando è prevalso il modello culturale tecnico – razionale si è perso il contatto con lo scorrere della storia perché si guarda solo al futuro come garanzia di successo ; così l’ ”homo sapiens“, come abbiamo presunto di chiamarci, mentre sembra molto attento a capire le cause e gli effetti dei malanni fisici mostra di non riuscire a capire più le relazioni tra cause ed effetti nella sua storia; si comporta come se il passato non fosse mai esistito e come se la storia non avesse mai mostrato simili a quelle a cui si trova davanti spinto ad una forma di coazione a ripetere. Le conseguenze di questa cecità storica sono davanti ai nostri occhi ogni giorno nel vedere i disastri compiuti dalla politica estera degli Usa dominata dall’idea della potenza delle tecnica ed incapace di capire la Storia perché la sua classe dirigente ha perso il contatto con quella ed ha dimenticato la lezione culturale dei padri fondatori che erano usi a parlare in latino e greco. Se il principio di utilità è l’unico principio che vale serve solo ciò che utile cioè strumentale anche la stessa vita può diventare un mezzo per realizzare desideri materiali di breve tempo.

Se questo principio viene invocato per denunciare gli studi classici come non formativi professionalmente le lingue antiche sono morte ma il pensiero che vi sta sotto brilla più che mai e lo studio della loro struttura aiuta ad elaborare la cosa più importante che l’uomo può fare ma che sembra abbia disimparato a fare seguendo solo le materie tecniche: “Il Pensiero“. Abbiamo perso la capacità di pensare perché il pensare costa fatica, tempo, non paga subito ed è pericoloso come diceva Bertrand Russel:

“Gli uomini temono il pensiero più di ogni altra cosa al mondo più della rovina e persino più della morte. Il pensiero è sovversivo e rivoluzionario, distruttivo e terribile; il pensiero è spietato nei confronti del privilegio, delle istituzioni e delle comode abitudini; il pensiero è anarchico e senza legge, indifferente verso le autorità, incurante dell’ormai collaudata saggezza dei secoli passati.
Il pensiero guarda nella voragine dell’inferno, ma non ha paura… Il pensiero è grande, acuto e libero, la luce del mondo, e la più grande gloria dell’uomo. Se il pensiero non è bene di molti, ma soltanto privilegio di pochi, lo dobbiamo alla paura. È la paura che limita gli uomini - paura che le loro amate credenze si rivelino delle illusioni, paura che le istituzioni con cui vivono si dimostrino dannose, paura di dimostrarsi essi stessi meno degni di rispetto di quanto avessero supposto di essere”.

(Foto: © olegdudko / 123RF)
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